sabato 25 aprile 2009

Perché questo blog?

Qualcuno - non ricordo chi e in quale circostanza - mi ha spiegato una volta che la grammatica è un po' come un guinzaglio della lingua: serve a non farla scappare, a disciplinarla, a frenarne il temperamento irriducibilmente anarchico. Bella immagine, ho pensato, figurandomi una donna energica e autoritaria nell'atto di resistere agli strattoni di un cane sovraeccitato mentre questo cerca di trascinarla - lei e i suoi tacchi - nel fango.
Ora, anche se personalmente non amo sporcarmi le mani, so che il richiamo del fango, per i cani e per la lingua, è irresistibile. Possiamo educarli, incatenarli, al limite anche punirli, ma il giorno in cui li lasciamo soli (la lingua e i cani) è molto probabile che andranno a rotolarsi nella melma felici e spensierati. Non solo fa parte della loro natura, ma testimonia la loro vitalità. Un cane che non puzza non è un vero cane. Una lingua che non si sporca non è una vera lingua.

Che fare dunque del guinzaglio? Buttarlo via? Non esageriamo. Diciamo che si consiglia di usarlo solo quando serve, quando cioè si porta la lingua a spasso nei salotti più esclusivi o tra le pagine scritte di un libro. Per il resto, basta assicurarsi che non abbai troppo, e soprattutto che non morda.

Tutto questo lungo preambolo per introdurre il blog, che è un po’ il prolungamento del libro di cui vedete la copertina qui a fianco. Un libro in cui si racconta di una grammatica senza tacchi e senza guinzaglio. Un libro in cui si spiega che chi abbaia davvero sono i puristi della domenica, i “neo-crusc” che sbraitano perché vorrebbero vedere la lingua sempre candida e disinfettata. Un libro in cui vengono affrontate decine di argomenti ma ne vengono tralasciate centinaia. Il presente blog serve a colmare questa lacuna. E a scatenare il dibattito.

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